Loredana Valenzano's BLOG

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Friday, April 04, 2008

La sindrome della mamma perfetta

Ho appena letto sul sito di Repubblica, un breve articolo dal titolo "La sindrome della mamma perfetta". La versione integrale uscira' domani sull'inserto "La Repubblica delle Donne". L'articolo illustra la volonta' delle mamme dei giorni nostri di essere mamme perfette, pur non rinunciando alla propria identita' e quindi al proprio lavoro, ai propri interessi, alla propria sessualita', alla propria femminilita' in generale. Argomento attuale e in cui ovviamente mi sento tirata in causa.
E' innegabile che una famiglia non composta solamente da adulti, richieda molto piu' impegno in termini di tempo e di capacita' organizzative. Fino a quando si e' una coppia, e' piu' facile tirare tardi al lavoro, magari farsi un aperitivo coi colleghi prima di andare a casa, mangiare "un toast e via", dedicarsi ai propri hobbies durante il fine settimana, "trovarsi" con piu' liberta' col proprio compagno, andare anche solo al cinema. Quando si e' in tre (o piu'!) e' ovvio come le priorita' debbano cambiare. Per quella che e' la mia esperienza, diventare genitore da "grandi" e' un grande privilegio al giorno d'oggi. Si e' piu' sicuri di se', della propria identita' e dei propri limiti. Si e' piu' disposti ad ascoltare gli altri e a condividere i dubbi prima che diventino preoccupazioni. Si e' pronti a non prendersi troppo sul serio e ad ammettere i propri errori.
E' ovvio che si cerchi di raggiungere la perfezione (che peraltro e' un concetto assolutamente soggettivo) e quindi si faccia il tentativo di fare andare d'accordo tutti gli impegni che si hanno...

Alla mattina la sveglia suona impietosa. Inizi la giornata con uno sbuffo. Poi ti volti e vedi Maurizio che dorme. E' in una posizione strana, per limitare al massimo il proprio russare per permetterti di dormire il piu' possibile in modo continuativo. Sposti l'occhio qualche metro piu' in la' e vedi Emanuele nel suo lettino che respira in maniera perfetta, ritmica, serena. Ha la bocca chiusa e respira solo col naso. Ha il profilo paffuto, tondo, tipico dei bambini. Le ciglia lunghe, lunghissime. I capelli biondi (tanti!) spettinati. Una mano chiusa a morbido pugno sulla testa, ne racchiude qualcuno. Sorridi di buon umore. Vorresti annusarlo e riempirlo di baci, ma non puoi perche' altrimenti si sveglia e poi non hai piu' cuore di andartene. Ti rigiri e guardi fuori della finestra le guglie del Tempio Ebraico. Le persiane sono perennemente aperte per lasciare che entri sempre luce. Pensi a come organizzare la mattina: ok... coraggio! Ti prepari alla veloce, poi esci (ricordati il sacchetto dell'immondizia e attacca la lavatrice che Mau ha preparato ieri sera... ah, ti ha lasciato il biglietto allo specchio del bagno con un cuoricino... meno male!). Citofoni a mamma per salutarla (magari, sali persino a fare due ciance e a fare colazione!). Attraversi il mercato di Piazza Madama (vedi mai che ci sia il banco con la roba da bambini.... quello dove gli avevi preso quella bella tuta a 6 euro qualche tempo fa). Imbocchi Via Madama e arrivi a teorica. In mezzo, nessuna sosta. Solo lo schema della giornata lavorativa in mente.... salvo imprevisti che ci sono sempre... Arrivi a teorica. Saluti tutti (bella abitudine che ti migliora l'umore e bel modo per dire "ok, sono in servizio"). Ti siedi, controlli la posta (solo spam!!!). Controlli qualche blog che ti interessa, se ci sono news metal, se le tue foto in Flickr sono piaciute. Inizi a fare quello che ti eri prefissa. Dopo 3 minuti arriva Dovesi.... "Ciao Loredana, senti c'e' un progetto da scrivere per chiedere fondi al Ministero. La scadenza e' tra tre giorni. Come sono andati i conti di 'sta notte? Allora le tabelle con le cariche elettroniche dei granati sono a posto? Le trovo su zeta sotto loredana/articolo_granati/? Alessio ti ha detto dell'almandina? Ti ho girato i messaggi di due studenti che chiedono dell'esame. Rispondi tu, per favore? Hai chiesto a Mimmo se possiamo usare i nodi sul nuovo cluster? Ti sei iscritta alla conferenza Cecam?" Il piu' delle volte, saluti, sorridi perche' ormai lo conosci e ti va bene cosi'; quando torna nel suo ufficio prendi fiato e con calma riorganizzi tutta la mattinata da cima a fondo. Ricevi l'email di Mau con le news da casa (Ema ha fatto colazione, ha gia' anche fatto la cacchina mattutina e ora sta "cucinando" col set di pentolini che gli hai comprato ieri al mercato). Arriva l'ora di pranzo. A volte mangi con gli altri, spesso ti porti qualcosa da casa, cosi' risparmi un pochino e ne approfitti per aggiornare il blog (come in questo caso). Poi riprendi a lavorare, sperando di riuscire a spuntare piu' cose possibili dalla liste delle "cose da fare" che giace inerme alla tua sinistra. Il pomeriggio passa veloce, con qualche battuta ogni tanto e un po' di via-vai tra una stanza e l'altra. Alle volte succede anche che ci si arrabbi. Magari perche' ti sei alzata col piede storto. O perche' sei semplicemente stanca e hai paura di non riuscire a fare tutto e di deludere le aspettative degli altri. Se la tipologia di lavoro del giorno lo permette, riesci persino ad ascoltare un po' di musica mentre lavori. Magari ti bevi un caffe' o ti mangi un ghiacciolo all'arancia (come ieri). Fai un po' di cose. Arrivano le 18:45 e ti ricordi che devi ancora passare al GS per evitare di dovere andare a casa domani con 5 borse della spesa! Cavoli! E devi ancora fare un sacco di cose... ok, calma! Chiudi le piu' urgenti e piu' veloci. Passi da Dovesi per aggiornarlo sulla situazione sui vari fronti. Tanto se non lo fai tu, ti ferma lui. Hai gia' la giacca addosso cosi' capisce che stai per andare via.... sei troppo furba! In realta' spesso devi ancora passare un attimo alla tua postazione per controllare qualche dato di cui assolutamente non ti ricordi nulla... ma lui si'... e ti chiedi come accidenti faccia! Numero riferito. Fai il giro per salutare chi e' ancora li' a lavorare ed esci. Scendi le scale. Prendi il telefonino e leggi l'ora.... con orrore vedi che sono le 19:15 (ma come hai fatto a fare quest'ora?????). Accelleri il passo e intanto componi il numero di Mau. E' ancora in magazzino ma spera di schiodare presto. Col fiatone gli dici che lo richiami non appena sei in coda alle casse al GS. Stai per attaccare e gli chiedi se c'e' qualcosa di urgente da comprare. Senti un "mmmmmhhhh, mah su due piedi direi di no". OK. Dai un bacio nel microfono quando ormai ti e' gia' partito il dito per chiudere la chiamata. Arrivi al GS. Un'occhiata fulminea per constatare la situazione alle casse. Un coda infinita. Sbuffi contro la gente che si riduce alle 19:15 a fare la spesa.... come te... Un respiro profondo per fare mente locale su cosa manca in casa. Sembri Valentino Rossi alla guida del carrello della spesa. Con sicurezza ed esperienza ti muovi a slalom tra gli altri clienti ritardatari, senza investire nessuno e sfiorandone le caviglie. In 7 minuti hai fatto la spesa. Arrivi alle casse. Vai sicura alla cassa piu' vicina all'uscita che statisticamente sai essere quella con la coda meno lunga perche' la gente si ferma sempre alle altre. Forse perche' non osa chiedere permesso. Tu osi. E ci guadagni in tempo. Sei troppo furba! Chiami Mau per dirgli che sei in coda. Lui sta scendendo dal pulman davanti al teatro Colosseo per andare a prendere Emanuele dai suoi all'inizio di Corso Raffaello. Li ha gia' chiamati per trovarlo pronto e non perdere troppo tempo. E' il tuo turno di pagare. Fai una stima del numero di borse che ti possono servire per trasportare senza che le tue braccia ti si allunghino di 10 centimetri, tutto cio' che sei riuscita a mettere nel carrello in 7 minuti.... "Mi puo' dare 4 borse, per piacere?".
Rimetti tutto nel carrello... le borse le tieni in mano altrimenti le metti sotto e poi devi di nuovo togliere tutto dal carrello! Ti metti in un angolino e sistemi con cura e metodo la spesa nelle borse, cercando di organizzarle "per argomento". Esci e vai in Corso Raffaello ad aspettare i tuoi uomini. Guardi le vetrine di Schenone per ammazzare il tempo. Fremi un po' perche' non vedi Emanuele sveglio dalla sera prima. E sai che lo troverai un po' piu' grande, forse addirittura un po' piu' alto. Avra' imparato delle nuove parole, avra' fatto qualcosa di nuovo. E tu non sei stata la prima a vederlo fare quella nuova cosa e a dire quella nuova parola. Eccoli! Emanuele da' la mano a Mau. Capisci che Mau gli dice qualcosa. E lui gli risponde ma non distoglie lo sguardo dal punto che gli ha indicato il papa'. Tu fai qualche passo verso di loro. E dopo qualche secondo lui ti vede, ti riconosce e ti indica esplodendo in un sorriso. A te si apre il cuore e ti viene quasi da piangere. Perche' lui fino a 21 mesi fa non c'era. E per molti anni prima non c'e' stato. Ma quando una sera in Olanda, parlando con Mau, si e' insinuata la sensazione che mancasse qualcosa, abbiamo subito capito cosa fosse. Ed ora e' li'. E ti guarda, ti bacia, ti racconta cosa ha fatto dai nonni col suo bizzarro vocabolario. E tu lo capisci! Capisci quello che dice e gli rispondi! Sorridi e con le braccia che si stanno allungando solo di 5 centimetri per il peso delle 4 borse, ti avvii verso casa con la tua famiglia cercando di mettersi d'accordo su cosa preparare per cena tenendo presente i gusti di uno, dell'altro e la tua dieta che non vuoi smettere perche' per il secondo compleanno di Emanuele vuoi essere in forma.

E' giovedi' sera. La sera del crollo. La sera piu' nervosa. La casa e' un disastro! Il giorno prima sei andata in piscina con Emanuele. Ora nuota da solo quindi per te sono tre quarti d'ora di rilassamento in una vaschetta riscaldata in sua compagnia. Il giorno dopo sara' venerdi'. Rush finale e poi il weekend! Un po' piu' di sonno, tanto tempo con Emanuele e Mau, un po' di tempo a cucinare. Mau pulisce la casa mentre con Ema fai un giretto al mercato. Spesso si esce anche al pomeriggio. E' arrivata la bella stagione. Tempo di giocare a pallone al Valentino o fare qualche piccola gita in treno.

La mia morale: non c'e' morale. Ognuno fa quello che si sente e come si sente di farlo. Ognuno di noi e' diverso e organizza la propria vita secondo le proprie priorita'.
Ora che ci penso tutto sommato forse una morale c'e': c'e' un tempo per costruire per se stessi e c'e' un tempo per costruire per gli altri.

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